top of page
RoastPigeon

Road Trip tra saline e coccodrilli

Dopo svariati tentativi e diversi giorni, Luca è finalmente riuscito a convincere Desi ad affittare di nuovo la macchina. Così la mattina del 6 luglio abbiamo messo in moto la “nostra” Chevrolet Beat e siamo partiti alla volta delle saline di Las Coloradas. Approfittiamo di questa introduzione per esporre un fatto curioso del Messico: questo Paese pullula di Chevrolet Beat. Sali su un taxi? Chevrolet Beat. Chiami un Uber? Chevrolet Beat. Un’anima buona ti lascia passare sulle strisce pedonali? Sta guidando una Chevrolet Beat. Ordini una pizza con Rappi? Aspettati pure di dare la mancia al proprietario di una Chevrolet Beat. Se invece senti la sirena della polizia ecco, quello è l’unico caso in cui poco dopo ti passerà davanti una Dodge ram 15 o al massimo una Dodge charger. D’altronde, lo immaginate un inseguimento d’auto tra due Chevrolet Beat?
Tornando a noi, dopo più di tre ore arriviamo a Las Coloradas, un paesino microscopico messicanissimo, con casette diroccate, muri scrostati, piccoli ristoranti famigliari, bambini per le strade e abitanti accoglienti. Percorriamo ai 20 all’ora le strade sterrate, incantati da un luogo che ci ha riportati in un’epoca di cui abbiamo solo letto e immaginato le bellezze. La magia finisce poco dopo quando veniamo fermati da un messicano urlante che ci brandisce un cartello pubblicitario davanti, cercando di mandarci al suo ristorante, o forse era un bar. Inutile illudersi, il progresso arriva ovunque. Grazie all’orientamento di Luca, riusciamo ad arrivare all’entrata delle saline, dove veniamo accerchiati da un gruppo di uomini che seguono la macchina e ci indicano dove parcheggiare, in attesa di una mancia per l’aiuto non richiesto. Arriviamo al botteghino per pagare l’ingresso, ma ci rendiamo conto di non avere abbastanza pesos nel portafoglio, e inoltre lì ad inculandia non sono provvisti di un POS, quindi non ci è possibile pagare con carta. Incominciamo a discutere in un messicano inventato con uno degli operatori del posto, cercando di capire se ci fosse un modo di ritirare un po’ di denaro. Dietro di noi, intanto, una troppo numerosa famiglia austriaca con pochi contanti ma molte carte di credito, decide di arrendersi e torna sconsolata alla Sachermobile, sotto gli sguardi delusi delle guide messicane che hanno appena perso l’occasione di diventare milionari. Infatti, quando Desi propone a Luca di seguire il Capitano Von Trapp e andare da qualche altra parte, uno dei responsabili si fa avanti e ci accompagna in un negozietto in cui è possibile ritirare dei pesos. In quasi tutto lo Yucatan le commissioni per il ritiro del contante vanno dai 30 pesos ad un massimo di 50. Tranne a Las Coloradas, dove l’unico proprietario di un POS nel raggio di 150 chilometri ha deciso di farsi i suoi prezzi, e per ritirare 2000 pesos ne abbiamo pagati circa 300 di commissione. Che luogo adorabile.

Finalmente riusciamo a pagare e a visitare le saline, accompagnati dal loquace Alberto, pagato per accompagnare i turisti in giro e controllare che non tocchino l’acqua rosa, che deve restare incontaminata. Passeggiamo per mezz’oretta sulla sabbia, e Desi approfitta di un momento di distrazione di Alby per rubare e assaggiare della schiuma formatasi grazie all’infrangersi dell’acqua estremamente salata sulla costa. Usciamo dalle saline, salutiamo la nostra guida e sentiamo per la prima volta la sua voce accennare un timido saluto.

In tutto ciò la temperatura media era di circa 45 gradi, con un’umidità del 95%. Quindi il primo nostro pensiero era trovare il mare. Abbiamo girato per una ventina di minuti prima di scorgere un piccolo sentiero nascosto tra i cactus, che grazie al cielo portava ad una spiaggetta nascosta. Ci mettiamo a correre verso il mare non troppo pulito, ci spogliamo e ci buttiamo in acqua pronti a ricevere da essa un forte schiaffo gelido. Amico Viaggiatore, devi sapere che l’acqua del golfo del Messico è più calda di quella a cui siamo abituati noi italiani, ma comunque abbastanza piacevole; tranne a Las Coloradas, dove il sole ti rosola e l’acqua ti bolle; quindi, ci crogioliamo un po’ in un brodo di pollo e usciamo ancora più accaldati di quando siamo entrati.
Ormai è primo pomeriggio, siamo quasi senza benzina, abbiamo caldo, fame e sete. Passiamo vicino ad un negozietto di alimentari dove compriamo acqua, tortillas, prosciutto e sottilette e ci dirigiamo verso Rio Lagartos, dove si dice si possano vedere i coccodrilli. Lungo la strada troviamo un benzinaio che riempie il serbatoio e svuota i portafogli, per poi arrivare al parcheggio dal quale partono le escursioni per vedere i mega rettili. Mangiamo tristemente il nostro pranzo già un po’ mollo, poi Desi si avventura alla ricerca di un bagno. Lo trova, ma è chiuso. Sulla porta c’è un cartello che spiega che per avere la chiave bisogna andare nel ristorante e chiederlo alla proprietaria. Iniziamo così una poco divertente caccia al tesoro, e una volta trovata la Signora delle Chiavi, Desi la segue fino al bagno. La signora apre la porta e porge un pezzetto di carta igienica a Desi, che una volta entrata scopre che oltre quella porta i gabinetti sono separati tra loro solo da delle leggere e svolazzanti tende. Con estremo sconforto si arrende alle abitudini di Rio, si appende ai tendaggi, va in bagno, tira l’acqua e fa per uscire. Scosta infatti la porta di stoffa e davanti a lei trova la Signora delle Chiavi comodamente adagiata su una seggiola, intenta ad aspettare il momento in cui avrebbe potuto richiudere il bagno. Con estremo imbarazzo Desi si lava le mani, le asciuga, ripassa davanti alla discreta signora e si dirige verso l’ingresso del parco naturale, sperando con tutta sé stessa di venir ingoiata da un coccodrillo.

Rifiutiamo di fare l’escursione con una guida, ed optiamo per il percorso gratuito, che si è rivelato comunque molto carino. Si cammina su una passerella di legno, e in una decina di minuti si arriva alla palude nella quale si possono vedere a distanza molto ravvicinata tre coccodrilli. Scattiamo qualche foto, risaliamo in macchina e ripartiamo per tornare a Mérida in tempo per restituire la vettura. Troviamo parecchio traffico per la strada e ci impieghiamo molto di più che all’andata. Infatti, arriviamo a casa verso le 22, coccoliamo il gatto e cominciamo a preparare le valigie…


Comments


bottom of page