Ciao Amico Viaggiatore! Se hai letto la parte uno di questo indescrivibile ed eterno viaggio, saprai che il tempo a disposizione per raggiungere il gate per imbarcarsi sull'aereo che ci avrebbe portati in Messico era di 20 minuti. Abbastanza tempo, dirai. E invece no, perché l'aeroporto di Madrid è una specie di città a sé, tanto da avere una metropolitana all'interno. Ma andiamo con ordine. Atterriamo in Spagna alle 22.55 e, una volta scesi dall'aereo, guardando il biglietto ci rendiamo conto che l'imbarco inizia alle ore 23.15. Panico. Ci buttiamo totalmente a caso in un corridoio pieno di gente, correndo all'impazzata con gli zaini, il bagaglio a mano e un delicatissimo e traballante trasportino con un miagolante gatto all'interno. Scendiamo e saliamo scale pur non sapendo dove portano, cercando di decifrare indicazioni che in quel di Madrid non si sono degnati di tradurre in inglese, per poi arrenderci e cominciare a pedinare una famiglia messicana sperando che fossero in procinto di rientrare a casa. Grazie a loro, infatti, arriviamo alla metropolitana sopra citata. E' superfluo dire che siamo rimasti qualche secondo allibiti, confusi più che altro, senza capire se fossimo ancora in aeroporto o in un qualche bassofondo spagnolo. Poi Luca riesce a scorgere un'insegna : "GATE S- 23 min". Il ritardo all'imbarco ora era assicurato, ma non ci perdiamo d'animo e ci buttiamo nel vagone, rischiando di venire segati dalle porte scorrevoli. Finalmente ci sediamo, e aspettiamo. Lì dentro, con gli zaini in braccio, gli occhi lucidi e le maglie sudate, siamo impotenti. La metro viaggia alla sua velocità, senza interessarsi alla nostra tabella di marcia; l'ansia aumenta in un modo indescrivibile, ma non possiamo fare altro che guardare fuori dai finestrini e contare i pali della corrente che scorrono man mano "uno, due, tre, quattro, cinque... diciotto, diciannove..." Il treno si ferma e ci buttiamo tutti fuori, correndo su per l'ultima rampa che ci separa dall'aereo. E invece no, c'è ancora un corridoio da fare, lungo, infinito, con tante famiglie con nulla da fare che si divertono a mangiare tacos bloccando il passaggio a noi poveri disperati che cerchiamo con tutte le nostre forze di raggiungere il Gate S. Ci giriamo, la famiglia messicana è rimasta indietro, ha perso terreno, ma non c'è tempo per aiutare i soldati caduti, dobbiamo raggiugere il nostro aereo a tutti i costi. Pensandoci adesso, probabilmente abbiamo corso per 5 minuti buoni per quel corridoio senza fine, ma poi.. eccolo, è lui! L'aereo è enorme, imponente ed è lì davanti a noi; la coda per salire è già quasi terminata, ma noi siamo lì, anche se sudati, assetati, puzzolenti, stanchi, con un gatto urlante e gli zaini aperti. Ci fanno salire, troviamo i nostri posti 14A e 14C, sistemiamo le nostre cose nella capelliera, ci sediamo e controlliamo lo stato psichico della gatta. Poi facciamo un rapido check anche al nostro stato di salute mentale, compromesso dall'asma, dal sudore e dallo spagnolo. Appurato che tutti e tre i fidati membri della squadra sono vivi e (pseudo)pronti, ci allacciamo le cinture. Intanto, anche la Mexican Family sale vittoriosa sull'aereo. Ci siamo tutti, possiamo partire. Avendo viaggiato di notte, non abbiamo avuto la possibilità di fare molte cose, le luci dell'aereo si sono spente dopo poco più di un'ora, appena finita una frugale cena a base di pasta e insalata. Verso mezzanotte e mezza ci distribuiscono coperte e cuscini, e chi vuole può richiedere le cuffie per guardare un film sui tablet posizionati sullo schienale del sedile davanti. E mentre tutti i passeggeri cadono poco a poco tra le braccia di Morfeo, noi ci ritroviamo a guardare Frozen cercando di stare svegli, per far si che alla gatta non venga in mente di urlare svegliando metà aereo e finire quindi sparata fuori dalla cabina. Alla fine decidiamo di dormire a turno, finché, alle 2 di mattina (fuso orario messicano), ci viene servita la colazione: caffè con latte in polvere e burrito agli spinaci, formaggio e peperoni. Il burrito. Con i peperoni. Per colazione. Alle 2 di mattina. Un'esperienza terrificante. Ingurgitato il tipico pasto messicano, diamo da mangiare e da bere anche a Rajah che, soddisfatta, si mette finalmente a dormire. Per 4 minuti circa. Finche non decide che è il momento di andare al bagno; senza muoversi ne miagolare urina nel trasportino riuscendo ad eludere non una, non due, ma tre traversine messe preventivamente, andando poi ad ustionare le gambe di Desi, che da inizio viaggio tiene amorevolmente il traportino in braccio. Sistemato il casino creatosi a causa dell' "incidente", restiamo i successivi minuti di volo immobili e zitti, sperando che l'odore della bestia non impesti la cabina; ma per fortuna le misure antigatto adottate prima di partire funzionano, e alle 3.50 il pilota annuncia finalmente l'atterraggio.
Segue Step 3
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